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Eros, psiche e fantasia. C'è chi descrive scene di necrofilia e perfino sesso con alieni.

Un tempo erano considerate perversioni. Ora gli psicoterapeuti assolvono i nostri desideri proibiti. Perché possono curare molte patologie.

(Paola Emilia Cicecore e Laura Margottini - L'Espresso) Ci imbarazzano quando invadono la nostra mente, disegnando scenari che a volte ci sembrano inaccettabili. Ma possono servire a curare traumi e malesseri che compromettono la serenità della nostra vita sessuale. Per questo gli psicoterapeuti hanno sdoganato le fantasie sessuali, anche quelle più indecenti. Che sono le più frequenti e le più importanti per il nostro equilibrio.

Qualche esempio? Al 90 per cento degli adulti succede di pensare a qualcun altro mentre fa l'amore col proprio partner, il 15 per cento sogna un rapporto a tre, l'11 si immagina sul set di un film porno. E c'è anche chi descrive scene di necrofilia e perfino sesso con alieni. È quanto emerge da un'indagine scientifica sulle fantasie sessuali di 19 mila inglesi sopra i 18. Realizzata dallo psichiatra freudiano Brett Kahr, che l'ha raccontata nel suo ' Indovina chi viene a letto?' (Ponte alle Grazie 2008). "Le fantasie erotiche sono un ottimo indicatore dello stato di salute della società", spiega Kahr: "Sono un prodotto dell'inconscio e contengono informazioni preziose sul nostro rapporto col sesso". Oltre a svolgere funzioni fondamentali per la nostra salute, "ad esempio per soddisfare desideri nascosti o esprimere creatività".

Tanto che c'è chi le usa in terapia. Come Claude Crepault, sessuologo dell'Università di Montreal. Noto per i suoi studi sull'immaginario erotico da cui è nata la sessoanalisi, un approccio terapeutico, spiega lo scienziato canadese, "che punta a utilizzare le fantasie sessuali, che fanno parte della nostra realtà quanto il sesso agito, per aiutare i pazienti a comprendere e correggere le basi inconsce dei disturbi che riguardano la sfera sessuale".

Prima di tutto di quelli maschili. Perché sono soprattutto i maschi ad avere un identità di genere più fragile che può trasformarsi in perversioni o altri eccessi: è la tesi che Crepault espone in un saggio appena pubblicato da Franco Angeli: 'La sessoanalisi. Alla ricerca dell'inconscio sessuale'.

Se la sessuologia clinica punta al sintomo, la sessoanalisi parte dalle fantasie, soprattutto da quelle più inconfessabili, per lavorare sulle motivazioni profonde che stanno dietro ai nostri comportamenti. "In altri termini sulla nostra mappa sessuale, che si crea a partire dalle esperienze infantili e si basa sul modo in cui percepiamo l'identità e l'altro, e sul vissuto di eventi significativi. Arrivando a costruire il percorso sul quale si muove il nostro immaginario erotico", spiega Domenico Trotta, andrologo e psicoterapeuta, curatore dell'edizione italiana del saggio di Crepault.

È un approccio innovativo, utilizzato per trattare un disturbo classico come l'impotenza, quando non sia giustificata da evidenti patologie organiche, ma anche perversioni o disturbi del desiderio. "Pensiamo a un matrimonio non consumato, un evento più frequente di quanto si pensi", spiega Trotta: "È fondamentale chiedere all'uomo, in un colloquio singolo, se ha fantasie di penetrazione. Se questo tipo di fantasie non ci sono, è questo, e non la mancanza di rapporto, a diventare il problema centrale di cui è importante indagare la motivazione.

Come è avvenuto in una coppia di pazienti sposati da 15 anni, ma entrambi vergini: lei sognava un marito dominatore, mentre lui, schiacciato da una madre autoritaria e invadente, è riuscito solo dopo una lunga terapia ad ammettere che avrebbe desiderato una donna in grado di dominarlo e dargli ordini".

Nella stessa ottica, la disfunzione erettile non può sempre essere liquidata come semplice ansia da prestazione: "Spesso entrano in gioco meccanismi più profondi, che hanno a che vedere con le paure nei confronti dell'altro sesso", prosegue il medico: "La sessoanalisi mette l'accento su una paura antica e grave, la paura di perdere la propria identità nella penetrazione", osserva Trotta. E racconta di un suo paziente trentacinquenne, giovane e brillante con problemi di impotenza, che dopo mesi di terapia ha fatto emergere il suo vero problema, raccontando un sogno in cui immaginava di penetrare la sua compagna, e di vedere il proprio pene farsi sempre più sottile.

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