Il porno oggi è come un pugile suonato. Vaga stordito per il ring cercando di capire da dove arrivano i colpi. Prima l’avvento dell’home video, le cassette, i dvd, che ha sancito lo storico declino dei cinema a luci rosse e di riviste cult come Le ore. Poi internet, i filmati gratuiti su siti come Amaporn o Youporn, la pay tv e i telefonini. L’industria italiana del sesso, prostituzione esclusa, continua a muovere un giro d’affari annuo superiore al miliardo di euro. E gli ultimi dati lo danno in crescita del 10 per cento. I sexy shop cercano strade alternative e si buttano su oggettistica varia e biancheria intima. La produzione italiana di film è in stallo, stordita dalla concorrenza dei paesi dell’Est Europa. Eppure basta lanciare un appello sul web per la ricerca di un volto per interpretare Moana Pozzi in una fiction e piovono 5 mila adesioni a tempo record. Pochi grandi attori e tante caricature. Poche produzioni di qualità e tanta boscaglia. Dentro la quale ormai può metter piede chiunque. Perfino un giornalista.
Tutto il mondo è gonfiabile visto dall’interno di un sexy shop. Il pene, la vagina, la donna infermiera, la donna maestra, la donna molto vecchia. «Addirittura una mucca è gonfiabile» ammicca il proprietario della boutique di una via centrale di Milano. Lui la sa lunga. Gli dico che mi piacerebbe fare l’attore. Lui non è sorpreso, ne ha già avviati parecchi. Ascolto i suoi consigli. L’unico modo è quello di provarci con chi fa i film amatoriali. I grossi non ti rispondono. Bisogna fare la gavetta, anche nel porno. Mi raccomanda la produzione Cento per cento che fa i film con le mascherine. E il regista Marzio Tangeri «quello che ha lanciato Michelle Ferrari». Mi riempie di numeri di telefono.
La prima telefonata è per Showtime. Risponde una donna, parla con accento inglese. «Noi siamo la distribuzione, la produzione non è in Italia». Dove? «Non lo sappiamo. Mandi una mail, ma sarà molto difficile avere una risposta». Infatti non arriverà mai. Né da Showtime né dalle altre grandi del settore come Pink’o, Atv. Picche pure con Riccardo Schicchi. Chiamo la signora Luce Caponegro, la regina redenta che una volta si faceva chiamare Selen ma adesso per carità non vuole neanche sentire la parola porno. Vuole invece sapere il nome di chi mi ha dato il suo numero. Marzio Tangeri dopo i fasti di Michelle dice che il settore non attraversa un buon periodo, troppo schiacciato da internet e webcam. Si farà sentire lui. Sembra andare meglio con quelli di Cento per cento. «Ok. Ma devi essere pronto a venire a Firenze. Magari anche una volta a settimana». E il provino? «Il provino è già film. Ti metti la mascherina e giri». E i soldi? «Non devi pagare, non ti preoccupare». Ah…! «E allo stesso modo non ti viene rimborsato nulla».
Per diventare attore porno ci vuole uno che ti inserisca nell’ambiente. È così che via via sono entrato a contatto con le persone giuste. Fino a realizzare il sogno di stare seduto a cena allo stesso tavolo con un mito dell’hard. Uno che da Cicciolina a Moana, a Selen, fino ad arrivare alle pornostar di oggi, ha recitato con tutte: Roberto Bob Malone. L’uomo, per capirci, che addirittura una volta che stava a Cannes per il Festival, parole sue, «al ristorante in un tavolo vicino al mio c’era nientemeno che Robert Bob De Niro che a un certo punto si alza e viene al mio tavolo, proprio lui! Bob De Niro!, per salutarmi e per dirmi fac Bob fac tu sei il migliore de best attore facching porno del mondo». Chi mi accompagna mi presenta come uno che ha già iniziato a girare qualcosa. Dico che non è stato facile e che la prima volta per l’emozione non è andata bene. Malone sorride. Gli chiedo come faccia a farsi trovare sempre pronto, qual è il segreto. «Nessun segreto, è solo una questione di professionalità. Sai quello che devi fare e fai».
La cena scivola via in un’atmosfera gioviale e leggiadra. La serata si conclude in un club privé. Dove per entrare se sei un uomo solo paghi 300 euro, una coppia molto meno. Noi niente. Con le attrazioni che abbiamo si entra tutti gratis. L’interno sembra una discoteca come le altre, con una pista e delle poltrone intorno. Ci sediamo, ordiniamo da bere. L’atmosfera si fa un po’ familiare. Il dj abbassa la musica e urla al microfono: «Signori e signore questa sera abbiamo l’onore di avere con noi il mitico Boooob Malone!!!». Che roba, che applausi! Malone prende il microfono saluta gli amici della notte e dice che questa sarà una notte molto speciale. Poi si gira verso di noi e chiede ad alta voce una volontaria per una prestazione sessuale. Ma le presentazioni del dj non sono finite, è la volta della «grande Natasha, la regina incontrastata delle gang bang» che si alza e ringrazia improvvisando uno spettacolo con una ragazza di vent’anni che vuole entrare nel mondo dell’hard «qui c’è il mio numero chiamami ti prego» e una biondina «niente cinema per favore voglio metter su famiglia». Finiscono tutte e tre nude al centro della pista.
Ora Natasha e il marito Sergio vogliono un po’ di intimità. Si spostano nella zona calda. Si entra da una porticina attraverso una tenda. Le luci sono soffuse. Gli uomini e le donne diventano sagome, corpi, pulsioni. Ci sono i box con letti dove si fa l’amore a gruppi. Dalle grandi finestre altri guardano, si eccitano, si accarezzano. Natasha e Sergio entrano in un box, si spogliano, si sdraiano. Fanno l’amore. Come marito e moglie. Come la coppia che entra e si accoppia nello stesso letto. Chi sta alla finestra si gusta fino in fondo Natasha che finisce nelle braccia dell’altro, poi della donna, fino all’apoteosi dell’orgia. È quasi l’alba quando lasciamo il locale alla periferia di Torino. All’uscita si vedono cose diverse rispetto a quando sei entrato. Dove sei, il palazzo intorno, il parcheggio o il distributore vicino. Si va a casa di Natasha e Sergio, un’ora di macchina per assistere allo spettacolo di un’aurora stanca di venir giù ogni mattina a smacchiare le tinte opache delle notti estreme.
Uno dei modi migliori per chi vuole iniziare la carriera di attore nel mondo dell’hard è quello di partecipare a una gang bang con la pornostar Natasha Kiss. Lei guadagna dai 1.500 ai 2 mila euro. Gli uomini, nulla. Dalla sua alcova negli ultimi 5-6 anni sono usciti 12-13 attori. Il più famoso è Omar Galanti, quello che lei posiziona alla destra di Rocco Siffredi, e che oggi intasca 1.000 euro a scena. Ma è solo una eccezione. La regola invece è che se funzioni un minimo nel film successivo arrivi a beccare 200 euro. Ma se non hai delle caratteristiche ben precise, tipo un numero di orgasmi pazzesco o misure titaniche, non ti chiamano più. Discorso a parte per le ragazze, che nei film di Natasha guadagnano più o meno 300 euro. Le più brave 500.
Non è facile iniziare a fare l’attore porno. Dall’oggi al domani ti ritrovi a braghe giù con la Jessica Rabbit della situazione che prima ti si struscia addosso per farti vedere le posizioni e poi si gira verso la tua insegnante e fa delicatamente presente che il tuo elettrocardiogramma è piatto: «Nulla, nulla! Ma questo ce l’ha?». Siamo a Torino. In cattedra c’è Natasha Kiss coadiuvata da una conigliona gommosa. Sui banchi siamo in quattro, due ragazzi e due ragazze. Il corso è sperimentale, quindi gratis. In autunno diventerà parte di un progetto più vasto. La prima cosa che ti insegnano a scuola è il trucco. Non tutti sanno che per gli occhi, per esempio, bisogna prediligere colori caldi: oro, marrone, terra, perché emanano calore. E il rossetto deve essere rosso o tonalità sempre «terracee». Vestizione, regola per le donne: «Le calze autoreggenti devono essere una misura in più» spiega la maestra Natasha. Si tira via il vestito. Puf, rimane nuda. Sotto non aveva neanche le mutande. «Perché se no stringono e provocano il salsicciotto arrotolato sulla gamba». Attenzione uomini: vietato il tanga perché «fa abbastanza schifo». Si passa alle simulazioni. Sembra facile. Invece come ti metti c’è sempre una telecamera che deve vedere prima di te. E per tenerti pronto non ti resta che farti i filmini in testa.
Ormai qualche amico nell’ambiente ce l’ho. Uno chiama Michelle Ferrari e le chiede di darmi un occhio. Le dice che ho già fatto qualcosa e che sta pensando di lanciarmi ad alti livelli. Il risultato è un disastro. Il posto è alle porte di Firenze. Ci sono almeno 500 persone. Ragazze in bikini girano tra i divani. Altre si spogliano, fanno lap dance. Michelle Ferrari ha un contratto di esclusiva con la casa di produzione Pink’o che le passa uno stipendio di 2.500 euro al mese per girare tre film l’anno più due «gonzi», ovvero quelle scene di sesso senza trama da usare qua e là. Michelle fa anche molte serate. Il suo cachet va da 500 a 850 euro. Sale sul palcoscenico per ultima. Le ragazze prima di lei guadagnano sui 100 euro. Oltre allo spettacolino privato con il cliente in camerino dove si fanno pagare 50 euro per 10 minuti di strip. Michelle, oltre a essere bella, è dolce, carina. Mi mette a mio agio, beviamo qualcosa. Poi sale sul palco avvolta da una camicia da notte trasparente bianca. Arriva il mio turno. Balliamo, mi spoglia pian piano. Poi sono a terra. Lei è sopra di me. Si muove, si alza, ritorna. Il pubblico mi urla le cose più sconce, cori da stadio. Sono pietrificato. La gente non gradisce. Michelle alla fine mi consola.
Prima di iniziare a girare, un attore deve mettere il passaporto aperto sulla foto in una mano, la carta d’identità nell’altra, portare i due documenti ai lati della faccia e farsi fotografare. Tutto questo, mi dice il regista «per provare che sei maggiorenne, hai firmato un contratto, hai fatto le foto che sei tu, dopo non puoi più rompere». Poi si firma una liberatoria. Fatte le foto, deve consegnare il certificato medico con i risultati degli esami del sangue: hiv, epatite B e C, clamidia, gonorrea, sifilide. Cosa sulla quale tutti hanno dato prova di non transigere: la data del certificato non deve essere vecchia oltre i ventuno giorni precedenti le riprese.
Si torna alla scena con il pizzaiolo sul divano. Si fa sul serio. Il regista dice stop. Lei va via in bagno. Lui si tiene in forma come può. Gli altri nella stessa stanza parlano e scherzano dei fatti loro. Lei torna, riprendono. Il regista: «Oh un po’ di sonoro anche!». Uh ah oh sì uh che bel pizzaiolo. Il regista: «Ok stop. Angela vai a prepararti per la prossima scena». Qualcuno si accorge che le tende alle finestre sono aperte. Ma non c’è problema, di là sono in lutto, per questo è tutto chiuso. Caty intanto è in bagno. Tutta nuda davanti allo specchio. Si sta truccando. Ha 23 anni, è ceca, bionda, è arrivata in Jaguar. Questo lavoro le piace da morire e non vorrebbe fare altro. La prima volta che ha girato una scena ha guadagnato 500 euro. Oggi ha un suo tariffario che va da 350 euro a 500, 750, fino a 850 euro in base al tipo di performance che le viene richesta. Caty sogna di comprare una casa nella Repubblica Ceca.
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