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Indonesia, la magia per rendere gli uomini più dotati arriva sul web.

Dalla nonna passa al nipote il misterioso potere di far crescere di vari centimetri l'organo riproduttivo di sesso maschile... e lui lo trasforma in business su Internet.

(AdnKronos) La nonna era una vera istituzione per gli abitanti di Giava, che le riconoscevano poteri soprannaturali. E ora il nipote afferma di aver ereditato queste doti, tra cui soprattutto la capacità di aumentare le dimensioni dell'organo sessuale dei clienti di sesso maschile. Una capacità che il giovane vorrebbe mettere a frutto servendosi del mezzo più adatto a raggiungere clienti in tutto il mondo: il web. La specializzazione di Mak Erot, morta la scorsa settimana a un'età avvolta nel mistero come tutta la sua vita (qualcuno afferma addirittura che avesse 130 anni) era proprio quella di far crescere di vari centimetri l'organo riproduttivo degli uomini che si rivolgevano a lei perchè insoddisfatti delle loro misure. Nel piccolo villaggio di Caringin, Mak Erot eliminava la causa dei loro complessi ricorrendo a un rito basato su preghiere islamiche, formule magiche e pozioni di erbe.

Dopo la sua morte, questo 'dono' sarebbe passato al nipote, Saepulloh, che all'agenzia di notizie 'Detikom' ha spiegato "di essere pronto a continuare il lavoro della nonna". Il giovane aspirante santone non intende limitarsi a usare i metodi tradizionali. Con l'aiuto del fratello Andika, ha infatti deciso di creare un vero business, lanciando un sito web attraverso cui attrarre clienti in tutto il mondo.

Già ora il giro d'affari prodotto dalle doti della nonna è di tutto riguardo. Mak Erot era infatti riuscita a creare un impero di diversi miliardi di rupie, cioè diverse centinaia di migliaia di euro. Gli introiti non derivavano solo dagli interventi a beneficio di uomini poco soddisfatti di sé, ma anche dalla vendita di magliette e altri gadget con la sua immagine. La notizia degli ottimi risultati dei riti di Mak Erot aveva superato i confini del suo villaggio e la clientela di certo non mancava. Un ottimo punto di partenza per il giovane Saepulloh, che porterà la 'magia' della nonna nell'era informatica.

Le donnine chiuse nel cassetto di quel pornografo di Kafka.

(Aridea Fazzi Price - Il Giornale) Non è facile demolire il mito che si è creato intorno a Franz Kafka (1883-1924), il tormentato e sofferto autore de La Metamorfosi, Il castello e Il processo, lo scrittore boemo di lingua tedesca incompreso dalla sua epoca, il Nostradamus mitteleuropeo che anticipò gli orrori dell’Olocausto.
Al di là della sua opera, l’immagine più intensa e più duratura di Kafka ci è stata tramandata dalle parole di Milena Jesensks, la donna che lo scrittore amò negli ultimi anni della sua vita, la quale nell’agosto 1920 lo descriveva al comune amico Max Brod come «un uomo profondamente lucido, così puro e così incapace di compromesso da essere costretto a vivere asceticamente», un uomo per il quale il mondo era «un segreto mistico».
Ora, secondo uno studioso di Oxford che ha riportato alla luce una collezione di riviste esplicitamente pornografiche tenute sotto chiave dallo scrittore nella casa che condivideva con i genitori a Praga, sembra che Milena conoscesse ben poco dell’uomo.
James Hawes, autore del libro Excavating Kafka (Quercus) - uscito ieri in Inghilterra -, già vent’anni fa mentre preparava il suo dottorato su Kafka all’Università di Oxford, indagando sul manoscritto originale del Castello aveva avvertito qualcosa di falso nell’immensa industria cresciuta intorno al suo mito. Impressione, secondo lo studioso, convalidata più tardi dalle scoperta delle riviste porno, delle quali gli accademici erano certamente a conoscenza, «perché in realtà - afferma Hawes nella sua disamina - nonostante il fatto che non se ne sia mai parlato, la pornografia di Kafka non è un segreto: era nota sin dalla sua prima biografia in cui Max Brod in una nota menziona con molto tatto “dei periodici cui eravamo abbonati insieme” e biografie successive, come quella epocale di Wagenbach sulla giovinezza di Kafka, l’hanno annotato». Inoltre le lettere dello scrittore a Brod rivelano esattamente dove tenesse nascosto questo materiale porno. Il mistero, semmai, è perché sia rimasto segreto, si chiede Hawes nel suo saggio, avanzando l’ipotesi - forse un po’ semplicisticamente - che prendere in considerazione la passione pornografica di Kafka significherebbe anche rivedere la sua intera vita letteraria. Insomma, gli accademici che sono di guardia al mito di Kafka avrebbero protetto a oltranza il loro idolo da ogni contaminazione. Tanto da trascurare persino il fatto che l’uomo che inviava le riviste pornografiche a Kafka negli anni 1906-1907 era lo stesso editore che per primo pubblicò i suoi racconti nel 1908, e che, in qualità di giurato nel maggiore premio letterario di Berlino, il «Fontane», fece in modo che lo scrittore praghese lo vincesse. Il riserbo degli accademici, secondo Hawes, non investe soltanto la faccenda della pornografia ma anche certi passaggi nei diari, in cui si parla di paure esistenziali che commuovevano tanto Brod e che in realtà non riguardavano nel caso specifico la stesura del Castello bensì una recente visita in un bordello.
«Sulla scorta di queste scoperte la luce della realtà storica filtra attraverso le crepe del mito agiografico», scrive Hawes. «Troviamo allora il figlio di un milionario che per tutta la sua vita adulta frequentava prostitute e bordelli; uno scrittore spalleggiato da una cricca influente e ammirato (e lo sapeva) da quasi tutti i maggiori autori di lingua tedesca dell’epoca; un leale cittadino asburgico con un impiego statale di alto livello sicuro fino alla fine che l’impero tedesco e quello austriaco avrebbero vinto la prima guerra mondiale; un uomo che non aveva intuito l’Olocausto più di ogni altro».

James Hawes oggi è un’autorità su Kafka, con un passato di scrittore satirico e brillante che lo ha fatto paragonare a Evelyn Waugh. È “inciampato” nella raccolta di riviste pornografiche durante le sue ricerche alla British Library e alla Bodleian di Oxford. Il contenuto, «sgradevole e inquietante», giustifica che fossero tenute sotto chiave, allora come oggi, benché il titolo delle riviste - Amethyst e Opal - non rivela alcunché del contenuto.
Nel 1906 lo stesso Franz Blei - che due anni dopo avrebbe brigato per accordare il premio «Fontane» a Kafka - pubblicò a Berlino una rivista, Amethyst, in un’edizione limitata riservata strettamente a un numero di abbonati. Una copia dimenticata in un albergo finì nelle mani della polizia asburgica che ne ordinò la chiusura per immoralità. Blei non si scompose e l’anno successivo ne pubblicò un’altra cambiando il titolo in Opal che non ingannò nessuno tranne i censori imperiali. Le immagini incriminate pubblicate su Amethyst e Opal sono inserite fra pagine e pagine che non hanno nulla (o quasi) a che fare col sesso: traduzioni di Keats ad esempio, forse un po’ audaci per i tempi, piuttosto che versioni di Verlaine o citazioni dai diari di Aubrey Beardsley, il famoso collaboratore di Oscar Wilde. Kafka, che era abbonato alle riviste, ne era un lettore entusiasta, tanto da lamentarsi con Brod dei ritardi (come scrive in una lettera del 2 febbraio 1906: «Che succede all’Amethyst? Ho qui i soldi pronti e aspetto...»). L’anno successivo in agosto si portò Opal in vacanza e in ottobre si rammaricava per un nuovo ritardo.
Il libro di James Hawes riporta solo alcune di quelle immagini «scandalose» (ma che viste oggi fanno sorridere...). Scritta in una prosa colta ma spiccia, in un tono dissacrante e al tempo stesso riverente, la biografia-scandalo Excavating Kafka aggiunge una dimensione in più all’angoscia dello scrittore, senza tuttavia togliere nulla alla sua opera. Hawes vorrebbe rivalutare Kafka non come lo scrittore claustrofobico de La metamorfosi ma come un autore di black comedies. In realtà questo nuovo “scavo” di Kakfa restituisce allo scrittore praghese tutta la sua umanità. Non più un idolo, ma un uomo: se non come tutti, come tanti. È anche l’opinione di Richtie Robertson, docente di Letteratura tedesca all’università di Oxford e grande studioso di Kafka: «Fra i tanti miti su Kafka si impone sempre quello diffuso dal suo amico Max Brod che fa dello scrittore una specie di santo. È salutare scoprire le prove che dopotutto era solo umano».

Falso video per estorcere 25mila euro a novantenne.

La donna è stata sorpresa dai poliziotti dopo che aveva prelevato, da un cestino dei rifiuti in una piazza del centro, una busta che il novantenne aveva depositato pochi minuti prima e che avrebbe dovuto contenere 25.000 euro in contanti. La cifra era stata comunicata dalla ragazza via sms

(La nazione) Ricatto (mancato) a luci rosse. La scorsa notte gli agenti della squadra mobile, coordinati dal dirigente Gianluigi Manganelli, hanno arrestato una congolese di 26 anni per estorsione nei confronti di un anziano di 88 anni residente a Siena.

La donna è stata sorpresa dai poliziotti dopo che appena aveva prelevato, da un cestino dei rifiuti in una piazza del centro, una busta che l'uomo aveva depositato pochi minuti prima e che avrebbe dovuto contenere, in base alle istruzioni fornite all'uomo sul telefono cellulare, 25.000 euro in contanti. Nelle ultime settimane, infatti, l'anziano aveva ricevuto diversi sms, inviati da cabine telefoniche, sul proprio telefonino, con i quali era stato minacciato di morte se non avesse consegnato il denaro. Se non avesse consegnato i soldi richiesti, dicevano i messagi, la sua casa sarebbe stata incendiata e sarebbe stato divulgato e consegnato alla polizia un presunto video che lo ritraeva mentre compiva atti sessuali con un minorenne, circostanza che l'uomo sapeva benissimo non essere vera. L'anziano si era così rivolto agli investigatori che sono riusciti ad individuare il mittente degli sms e, una volta fatto concordare il luogo dove sarebbero state lasciate le mazzette di falsi contanti, fornite alla vittima dagli stessi agenti, si sono appostati all'ora pattuita, arrestando in flagranza della congolese.

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Il porno reality di Fx.

‘Ciak si giri’ è una via di mezzo tra un reality e una docu-fiction sul mondo del porno messo in onda sul canale ‘maschile’ di Sky (Fox) Fx.

(Millecanali) La nuova frontiera del reality pare essere il ‘porno-reality’, come dimostrano i successi di "Ciak si giri" sul canale FX (del gruppo Fox) di Sky.
"Ciak si giri" sembra essere in realtà una via di mezzo tra un porno reality e una docu-fiction che Fx trasmette ogni lunedì sera alle 23,30. Il programma segue una sgangherata troupe di attori porno, professionisti e non, in Italia, a Praga, a Budapest e nei Carabi, su set e location a basso costo. La trasmissione racconta in modo molto crudo e realistico la vita degli attori e delle troupes, i passaggi in alberghi di media categoria e nelle stazioni ferroviarie dell'Est Europa. Tutto letto in una vena fortemente ironico - realistica.

Tra i protagonisti Vittoria Risi, giovane star del porno che ha fatto solo tre film e vede una grande possibilità di lancio in "Ciak si giri", l'attore Omar Galanti detto "Mister 32 centimetri", ma ci sono anche il regista della troupe Leo Salemi (che si vanta di essere stato il regista del successo di cassetta di "L'albero delle zoccole"), il produttore, di nome Cico, e un assistente di regia, il romano Franco. Come ogni simil-reality che si rispetti c'è anche il confessionale, dove si raccolgono gli sfoghi e i pensieri dei componenti della troupe, compreso quello di una costumista che non aveva mai lavorato per una produzione porno e che dice "gli attori sono seri, specie i maschi che devono stare un attimo concentrati".

Il reality sta finora ottenendo buoni risultati d'ascolto con un'audience degna del ‘vicino’ canale Fox Crime. Gli autori di "Ciak si giri" sono Serena Castana e Lillo Iacolino. "C'è sempre meno mercato per il porno 'generalista' - dice la Castana - . Ora si trova tutto gratis su Internet. E per guadagnare ci si specializza. Alla fine alcuni dei protagonisti del programma vengono fuori come dei bravi ragazzi che fanno anche un lavoro ingrato".

Al programma è abbinato anche un blog su un sito dedicato, che raccoglie le impressioni del pubblico.