Una riprova ci arriva dall’ultimo e voluminoso report (qui in pdf) di Optenet, azienda specializzata in sicurezza informatica, secondo cui online continuano a dominare incontrastati i contenuti a luci rosse.
Optnet ha scandagliato 3 milioni di pagine web tra il 2006 e il 2007, analizzando la tipologia di contenuti pubblicati. Bene, il 36,21% di pagine (e cioè quasi una su quattro) presenta contenuti pornografici. Seguono a debita distanza le pagine di shopping (10,84%), viaggi (7,30%), sport e tecnologia (entrambi sotto il 5%). I siti di informazione popolano la rete con un esiguo 1,55, e su cifre simili si attestano anche quelli di business e della pubblica amministrazione.
Per quanto il suo primato sia irragiungibile, i contenuti porno hanno però registrato una flessione del 9% rispetto al dato del 2006. Secondo Optenet questo vuoto è stato colmato da una sfilza di contenuti a carattere “controverso” che nel giro di un anno sono cresciuti in maniera esponenziale. E’ il caso di anoressia e bulimia (+469%), violenza (+126%), razzismo (71%), droghe (62%).
Certo, questi numeri vanno presi con le pinze: in quanto azienda che produce software per la sicurezza (tra cui anche quella dei bambini online), Optnet ha tutto da guadagnare da una simile rappresentazione della rete. Resta, comunque, una fotografia di cui tener conto quando si parla di web.
C’è comunque un dato che potrebbe essere letto a conferma di quanto rilevato da Bill Tancer: la grande crescita registrata nella categoria “pagine web personali” (blog e social network), aumentate del 455% nel giro di un anno. Tra queste, solo il 3% è a carattere pornografico. Almeno per ora.