Erotismo e morte sul set di un film hard. E 600 disperati disposti a tutto. Nell'ultimo libro-shock di Chuck Palahniuk.
(Sabina Minardi - L'Espresso, nella foto Annabel Chong, protagonista di "Gang Bang") La cosa che ti rimane più incollata addosso, a libro chiuso, è l'aria: pesante, come rispedita fuori dopo un tour approfondito di centinaia di polmoni. E calda: intrisa di sapori dolciastri, profumi scadenti, odori inconfondibili di marijuana, arachidi e chewing-gum alla fragola. Un miasma neppure muto: ma condito da un crunch crunch continuo, in sottofondo, di popcorn e patatine.
Benvenuti nell'ipnotico mondo di Chuck Palahniuk. Uno che se ha deciso di stordirti le usa tutte per raggiungere l'intento: carne e sangue, certo. Ma anche parole che sembrano lampade alogene sparate in faccia per stanare la tua capacità di resistenza. E colpi bassi: come intorbidare l'aria, appunto, tanto perché il respiro arranchi per mancanza di ossigeno.
In mezzo, come sempre, uomini sudati coi muscoli esposti. Questa volta una mandria, 600 tondi tondi, di tutte le razze e di tutte le età: asiatici, neri, latini, gente in sedia a rotelle, poco più che ragazzini e veterani tatuati dalla testa ai piedi. Emeriti sconosciuti, che hanno risposto in massa alla chiamata di un annuncio su una rivista porno. E sono accorsi, orsi timidi e mammiferi spavaldi, decisi a entrare nel 'Guinness dei primati' con una irripetibile, pantagruelica 'Gang bang': come titola Mondadori l'ultimo romanzo di Chuck Palahniuk, dal 10 ottobre in libreria (in originale il titolo è 'Snuff'). Omaggio alla performance definitiva di Cassie Wright, stagionata bellezza disposta, una contro tutti, a 600 prestazioni in un'occasione sola pur di raggiungere una vetta ineguagliata. Col brivido, per di più, di una pasticca di cianuro in circolazione sul set.
Lei, la pornostar, aspetta da lassù, concentrata sullo sforzo epico, e distante persino a se stessa: su un letto bianco tra cuscini bianchi e vasi di fiori, rose e ancora rose ("Sembra di farle visita in ospedale"). La vita vera è nel camerino in cui, tutti insieme, sbruffoni degli spermatozoi fiaccati dalla noia, aspettano acquattati il loro turno, rimpinzandosi di tacos al formaggio, gambi di sedano intinti in salse alla cipolla. E frottole clamorose: prove tecniche di identità che potevano essere e che non sono state. E che si specchiano negli altri.
A spezzare di tanto in tanto il flusso dei racconti, a riscuotere dall'inevitabile dissolvenza nel senso di vuoto e di autodistruzione, la voce dell'assistente Sheila, la coordinatrice del casting nonché assistente personale della pornostar con inclinazione al femminismo: è lei che strilla, in modo random, cartelletta in mano e cronometro al collo, a chi tocca dopo: numero 600, numero 72 che aspetta con un mazzo di fiori in mano, mister 137, il tizio con un orsacchiotto in mano, quell'altro coi ciondolini appesi al collo. Tutti anonimamente numerati. Ed esausti ancora prima di cominciare. Come al termine di un allenamento in palestra, con la sensazione di disfatta "di quando un deficiente alla reception ha spento la musica. Tu magari non la stavi proprio ascoltando, ma quando la musica si spegne l'allenamento diventa un lavoro come un altro". E i pettorali lucidi e sbruffoni che scolorano di colpo in pelle flaccida e patetica.
"Il paese in cui sono nati Melville, Twain e James ora venera King, Crichton, Grisham, Sebold. E Palahniuk", ha gelato il 'New York Times' l'uscita del libro: "Cliché, caricature, crimine e porno. Non soltanto l'America ha provato a portare in rovina il resto del mondo con le sue guerre, le crisi finanziarie e il suo stupidissimo cibo: ora si serve anche della cultura letteraria per implodere definitivamente. I nostri libri stanno pericolosamente scivolando nel kitsch".
"Questo romanzo sembra scritto in un weekend", ha rincarato la dose il quotidiano 'The Guardian', dopo la pubblicazione in Gran Bretagna: "L'unico aspetto ironico è nella storia che l'ha ispirato: la vita di Annabel Chong, la studentessa della University of Southern California, che nel 1995 provò a superare il record di gang bang per dimostrare il potere delle donne. Palahniuk, dal canto suo, sembra solo ridersela e ghignare con malizia".
"Descrivere questo libro come un romanzo sulla pornografia significa non aver capito nulla", replica Suite 101.com, appassionata community on line: "Che ci crediate o no, questo è un libro che parla di amore e di famiglia. Ci sono dentro sesso, potere, tradimento, rimpianti. E aspetti che costringono il lettore a dare uno sguardo a se stesso: il segno che distingue la grande letteratura".
Tra pillole di Viagra e andirivieni dall'unica toilette, pornosauri che fanno affari con il sesso, ventenni del Midwest alla prima libera uscita, ex star della tv e presunti figli illegittimi della pornostar stessa, la storia si ripete: i fan di 'Fight Club' che esultano, riconoscendo le amate tracce di sesso e morte che hanno tirato fuori lo scrittore da Portland per proiettarlo verso il successo internazionale. E la critica che guarda storto, accusando lo scrittore di sfornare troppi libri in troppo poco tempo: scrittura minimal e storie che somigliano più a sceneggiature in vista di Hollywood che a maturi frutti letterari.
Palahniuk non risponde, snobisticamente si nega alle interviste, si concede solo per acclamati readings, fa bagni di folla di lettori che cadono in deliquio. Messianicamente, se proprio gli va, chiosa: "C'è un senso di apocalisse, in questo libro" ha detto a Time Out Londra: "È una sensazione tipica dei nostri tempi. Ed è molto forte e molto romantico convivere con l'idea di qualcosa che ci spazzerà via all'improvviso: la Sars oppure lo tsunami, pensando a questi ultimi anni. La sopravvivenza, a quel punto, ha un sapore più intenso di gioia".
E si capisce che Palahniuk sta da quella parte lì: tra i disperati che aspettano il loro turno col sacchetto coi calzini appallottolati in mano. In mezzo a quella microcomunità che si dibatte tra sensi di colpa e voglia di riscatto in attesa della fine. In questo backstage di un gruppo di sbandati, più tendenti al triste che alla goliardia. Magma ribollente di tutta la miseria possibile del mondo: carne che si decompone nell'atto stesso di mettersi in posa. E la verità è che nessuno può dirsene del tutto estraneo ("Prima di diventare un architetto famoso in tutto il mondo, anche Rem Koolhaas ha fatto il porno").
A volte, del resto, basta un dettaglio: "Nell'istituto religioso che frequentava da ragazza, la signora Wright (la pornostar), era costretta a tapparsi le orecchie con una sciarpa. Questo perché nella Bibbia si dice che la Vergine Maria rimase incinta quando lo Spirito Santo le sussurrò all'orecchio". Un particolare, e sei rovinato per sempre, pare suggerire Chuck Palahniuk. Overdose di informazioni. E l'innocenza, nessuno escluso, è persa per sempre.
1 commenti:
2 nov 2008, 17:48:00
ciao complimenti per il blog ti linko nel mio blogroll, se puoi ricambia il favore
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